L’ALSP Archivio Ligure della Scrittura Popolare. Cos'è, come è nato

L’ALSP è nato nel 1986 e dal 2017 è un centro di documentazione e ricerca scientifica del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Genova. Alle sue origini sta un'iniziativa promossa intorno alla metà degli anni Ottanta, presso il Dipartimento di Storia Moderna e Contemporanea della stessa Università, da Antonio Gibelli, docente di Storia Contemporanea, con l’intento di raccogliere e studiare documenti di scrittura prodotti da soggetti a dominante cultura orale e a basso tasso di scolarizzazione, e sulla loro valorizzazione quali fonti per la storia degli ultimi due secoli: in particolare lettere, diari e memorie di migranti e soldati della prima guerra mondiale, contesti che avevano lasciato in questo senso tracce particolarmente vistose.

 

Tali documenti rivelavano l'esistenza di un'area imprevedibilmente vasta e largamente inesplorata di uso dell'italiano scritto, compresa tra analfabetismo e piena padronanza della lingua standard (si vedano Attilio Bartoli Langeli, La scrittura dell'italiano, Il Mulino, Bologna 2000 e Enrico Testa, L'Italiano nascosto, Einaudi, Torino 2014). Il 1986 è considerato convenzionalmente come anno di nascita dell'ALSP, perché a quella data, a testimonianza di un interesse crescente e diffuso, risale la pubblicazione simultanea su diverse riviste italiane di un manifesto programmatico dal titolo Per un archivio interregionale della scrittura popolare, di cui il polo genovese può considerarsi per certi aspetti capofila. Stava così prendendo forma un’innovazione storiografica destinata ad influenzare per diversi decenni il panorama degli studi.

Intorno al progetto si coagulò ben presto a Genova un gruppo di lavoro composto da altri docenti e ricercatori (tra i quali Augusta Molinari, Giuliana Franchini, Fabio Caffarena, Davide Montino, Piero Conti, Carlo Stiaccini, Federico Croci, fino a una terza generazione di studiosi rappresentata da Graziano Mamone) e numerosi studenti che negli anni si sono avvicendati permettendo al patrimonio documentario di crescere esponenzialmente. La ricerca si estese via via ad altri eventi, contesti e tipologie testuali (agende di lavoro, ricettari, libri di famiglia e memorie di comunità, scritture di protesta, deferenza e supplica), risalendo indietro nel tempo fino a lambire l'età napoleonica e procedendo in avanti fino ai nostri giorni su vicende come le tragiche giornate del G8 di Genova (dove prese forma un tipico caso di memoriale composto da scritture esposte), includendo altri scriventi oltre agli adulti, ossia bambini e bambine [vedi Risorse - Risultati della ricerca]. Quest'ultimo ambito, promosso dal compianto Davide Montino (che ha lasciato importanti studi di storia della scuola e della letteratura per l'infanzia) costituisce l'innesto più significativo nel corpus dei documenti conservati, includendovi una cospicua raccolta di quaderni di scuola, una delle prime per consistenza in Italia.

L’ALSP, dunque, luogo fisico per la raccolta dei documenti ma anche terreno di incontro tra studiosi con competenze disciplinari diverse: storiche, antropologiche, letterarie, linguistiche e paleografiche. L’obiettivo era collaborare alla costruzione di un catalogo unificato e di un terreno comune per lo studio dei documenti di scrittura popolare, altrimenti definiti, secondo i punti di vista, come scrittura di gente comune, scrittura ordinaria, scrittura dei semicolti, scrittura del sé, egodocumenti.

ALSP: peculiarità e funzioni

Il centro si distingue da molte altre istituzioni simili, italiane e straniere, interessate alle scritture popolari, per le sue finalità eminentemente scientifiche più che memorialistiche. I documenti raccolti hanno infatti alimentato studi sul rapporto tra oralità e scrittura, tra esistenze individuali ed eventi collettivi, tra vita privata e grande storia, su temi come i processi di alfabetizzazione e gli usi sociali della scrittura in contesti migratori, bellici, lavorativi, familiari e scolastici, in una prospettiva “dal basso”.

Oggi gli studenti hanno la possibilità di svolgere presso l’ALSP tirocini formativi organizzati come un percorso propedeutico-laboratoriale rivolto all’acquisizione delle competenze metodologiche di base e all’utilizzo diretto delle fonti documentali: in questo modo i partecipanti sono attivamente coinvolti nell’acquisizione e nello studio di nuove testimonianze, sulle quali, non di rado, discutono successivamente la tesi di laurea.

Per gli studiosi sono disponibili vari strumenti di ricerca (inventari, cataloghi, elenchi, rassegne bibliografiche) accessibili anche attraverso Internet, nei quali sono inseriti i dati ed i riferimenti relativi ai documenti, con indicazioni sulla schedatura, la disposizione fisica all’interno dell’archivio e le pubblicazioni ad essi dedicate. L’ALSP dispone di una biblioteca tematica con oltre 800 volumi, costantemente aggiornata, e di una sezione tesi di laurea in continua espansione che raccoglie ormai 300 ricerche sui temi delle testimonianze popolari, discusse tra il 1985 e il 2017 [vedi Risorse - Biblioteca e Tesi di laurea].

Perché la vita delle donne e degli uomini comuni interessa la storia?

Il mondo informatizzato di oggi, caratterizzato da una drammatica contraddizione tra la l’iper-connessione virtuale degli individui e il loro sostanziale atomizzazione, sta imponendo una riformulazione del rapporto tra soggettività e memoria. Attraverso brevi “tweet” o “post” immessi in rete, il vissuto soggettivo diventa oggetto di condivisione pubblica. Una memoria personale che si impone per immediatezza e fruibilità e che si presta ad un pericoloso fenomeno di storicizzazione in diretta: breve, sterile, fine a sé stesso.

Con la medesima istantaneità che la rende subito visibile, la memoria individuale va tuttavia incontro alla rimozione, come dei bit trascurabili nell’avanzare fulmineo di questo eterno presente che tutto divora. La fragilità di queste schegge di vissuto quotidiano che troviamo in rete, sembra avere all’apparenza numerosi punti di contatto con le testimonianze ordinarie di quegli individui che – soprattutto a partire dalla seconda metà dell’Ottocento e in conseguenza di due elementi: l’alfabetizzazione e la modernità – cominciarono a lasciar traccia scritta della propria esistenza, entrando a pieno titolo nella storia “raccontabile”.

Queste due realtà, ieri e oggi, sembrano avere dei punti di contatto ma tra loro c’è una grande differenza: le prime erano scritte sulla carta. Sono giunte sino a noi. Abbiamo potuto conservarle, salvarle dalla dispersione, studiarle. Sono dunque scritture fragili perché i supporti che le ospitano sono spesso delicati, destinati a consumarsi e raramente vengono conservati in solide istituzioni archivistiche pubbliche, essendo piuttosto patrimonio di archivi privati la cui durata non supera, tranne casi eccezionali, il tempo di due o tre generazioni. Ma sono al tempo stesso resistenti perché non sono volatili come la memoria orale e perciò rappresentano la resistenza dell’uomo comune al passare del tempo. Resistono, con pazienti ricerche possono essere recuperati e riesumati e costituiscono un mezzo potente per indagare il rapporto tra evento storico e memoria individuale. Indagare l’ininterrotto colloquio tra ricordo e scrittura spalanca le porte al mondo soggettivo di individui altrimenti condannati al silenzio e all’oblio. Sono esistenze cartacee, ciascuna ha il suo tempo, ciascuna ha il suo ritmo. Ora incalzante ed impetuoso, ora calmo e riflessivo – a seconda della portata degli eventi storici e delle circostanze personali.

Ma che relazione c’è tra le vite singolari di uomini e donne comuni, talvolta di bambini, che non hanno fatto nulla di straordinario e che al massimo hanno subito qualcosa di straordinario, di solito insieme ad altri milioni di uomini donne e bambini come loro, e lo studio degli eventi e dei processi storici? Nel caso di esperienze collettive come le migrazioni e le guerre, la risposta è abbastanza intuitiva. Non così nel caso di relazioni private come quelle condensate negli epistolari amorosi. Un epistolario amoroso nel periodo della seconda guerra mondiale in realtà può dire molto dell’epoca anche senza parlare direttamente degli avvenimenti politici e militari: i sentimenti diventano anzi un rifugio, uno schermo per difendersi dall’aggressione del mondo esterno, e così il parlare, lo scrivere di quei sentimenti. La scrittura in questo caso nasce come consolazione e ci parla degli scenari angosciosi della guerra totale per via indiretta.

Dove si trovano i documenti?

Grazie all’opera di divulgazione compiuta in ambito universitario e non (tramite lezioni, seminari, giornali, conferenze, mostre) dal gruppo di ricercatori dell’ALSP, accade che i possessori di documenti, rendendosi conto della loro importanza, li segnalino, li consegnino o ne permettano la riproduzione. Talvolta i documenti non arrivano tramite donazioni, ma sono frutto di ricerche mirate sul terreno. I primi luoghi dove rintracciare le carte sono le case private dove spesso si trovano piccoli archivi di famiglia, talvolta dimenticati e minacciati dall’abbandono. Per farlo bisogna avvalersi di “esploratori” e di mediatori: conoscenze personali dei ricercatori, appassionati, parroci delle comunità rurali, amministratori comunali, associazioni reducistiche e culturali.

Un altro canale attraverso il quale è cresciuto negli anni il patrimonio ALSP è costituito dal mercato filatelico. I filatelici di professione spesso smembrano interi archivi privati in singoli pezzi o in lotti in base al loro valore commerciale, eliminando quelle parti che ne sono del tutto prive. In questo modo un corpus documentario compatto e leggibile, perché appartenente alla stessa persona o alla stessa famiglia, si frammenta in molti pezzi: come fonte storica è distrutto. Attraverso il contatto con gli operatori del settore è possibile ottenere la segnalazione preventiva dei fondi trattati e la loro riproduzione prima dello smembramento o la donazione di quelli privi di valore commerciale. Nel caso gli epistolari si possono acquistare. Frammenti di corrispondenza (soprattutto cartoline illustrate, genere che ha un largo mercato), purtroppo spesso accorpati casualmente, si trovano anche sulle bancarelle dei rigattieri.

Simile al caso dei filatelici è quello degli antiquari. Ci sono antiquari che in seguito alla scomparsa di qualche vecchio proprietario acquistano in blocco il contenuto di appartamenti comprendente mobili, oggetti, carte. Solo una parte di questo materiale viene poi venduto. A noi è capitato di conoscere un antiquario residente e operante in un territorio delle montagne liguri fortemente investito da fenomeni migratori, anche legati a mestieri girovaghi come il commercio ambulante e la conduzione di animali ammaestrati o di piccoli circhi in tutta Europa. Nei suoi depositi aveva accumulato un immenso materiale di scrittura, specialmente di natura epistolare, che aveva a che fare con questi fenomeni. Gentilmente ci ha concesso di acquisirlo al patrimonio dell'archivio riproducendolo integralmente, catalogandolo e mettendolo a disposizione degli studiosi.

La ricerca può condurre infine nei posti più impensati, addirittura in depositi di rifiuti. È capitato ad esempio di trovare, anche in questo caso in aree interessate a intensi fenomeni migratori, un intero archivio privato composto da lettere, atti notarili e ricevute abbandonati e destinati alla distruzione, appartenuti a una famiglia di piccoli proprietari contadini nel succedersi di cinque generazioni.  I documenti sono stati salvati dalla distruzione e recuperati. Perché le lettere e i documenti venivano gettati via? L’occasione era un riordino dell'abitazione di proprietà, ma il motivo era che col tempo si erano affievoliti i legami sentimentali tra i parenti separati dall'esodo e in particolare i comuni vincoli ereditari. Oggetto della riflessione promossa dall'ALSP sono anche i meccanismi che regolano la conservazione o determinano la distruzione delle carte autografe private di natura personale e familiare: meccanismi sui quali possono influire abitudini e tradizioni, eventi collettivi, trasformazioni sociali.

Con quest'opera di promozione culturale e di drenaggio documentario l'ALSP adempie a un compito rilevante di ricostituzione e salvaguardia di un bene culturale, perché trasforma un patrimonio di memoria destinato a morire nell'ambito familiare dove normalmente nasce, e che invece diventa patrimonio pubblico a disposizione degli studiosi e della memoria collettiva. È questo anche il senso più profondo dell'attestato che l'ALSP ha ottenuto nel 2010 dal Ministero per i Beni e le Attività culturali-Direzione Generale per i Beni Culturali della Liguria, con il riconoscimento di interesse storico particolarmente importante (D.L. 42/2004- Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio), che lo pone sotto la sua tutela. Se è vero che l'attività storiografica consiste in un'opera di disseppellimento di interi blocchi del passato scomparsi o in procinto di inabissarsi, possiamo dire che l'attività dell'ALSP contribuisce in maniera rilevante a quest'opera.

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